Come reagire alla scomparsa di Windows 10

Il prossimo 14 ottobre Microsoft toglierà il supporto al sistema operativo Windows 10.
Nonostante questo sistema operativo pare sia ancora presente sul 53% dei personal computer in attività, Microsoft ha deciso che esso è superato e non vale più la pena di curarsene.
Visto, però, che sono ancora in molti che lo usano e che Microsoft è votata a fare soldi anche dal nulla, si è inventata un prolungamento di assistenza per chi lo voglia ancora usare: l’Aggiornamento di sicurezza esteso (ESU, che sta per Extended Security Updates), ovviamente a pagamento ($ 61 annui per le imprese, $ 30 annui per i privati).
Pertanto non è tanto fine del supporto ma è un tentativo di far pagare il supporto a chi lo voglia ancora.
Dopo che Comsumer Reports negli USA e Euroconsumers in Europa si sono fatti sentire, Microsoft si è dichiarata disposta al prolungamento gratuito dell’assistenza negli USA, a condizione che l’utente utilizzi la funzione di backup di Windows e nei Paesi dello Spazio Economico Europeo (i 27 Stati membri UE oltre a Norvegia, Islanda e Liechtenstein, fuori Gran Bretagna e Svizzera) a condizione che l’utente effettui un accesso al proprio account Microsoft ogni 60 giorni.
Che vi siano ancora tanti digiuni di informatica che si trovano la mercanzia Microsoft preinstallata su tutti i computer che si vendono e che sono disarmati di fronte a queste prese in giro è comprensibile ma che vi siano imprese, magari dotate di importanti reparti di Information Technology, che non si ribellano è incomprensibile.
Già, perché cessare di essere presi in giro sarebbe facilissimo: basterebbe sostituire al sistema operativo della Microsoft una delle tante versioni del sistema operativo Linux.
Ormai sui server, sui supercomputer e per fare cose serie si preferisce usare Linux, sugli smartphone ha ormai il predominio il sistema Android, figlio di Linux, ma per fare le cose di tutti i giorni su un personal computer, come navigare su Internet, gestire la posta elettronica, scrivere qualche documento, gestire un po’ di conticini si continua ad usare Windows ed a soggiacere ai capricci di Microsoft.
Ai tanti utenti di Windows 10 che si preoccupano suggerisco comunque di non preoccuparsi più di tanto. Anche se cessa il supporto Microsoft per gli aggiornamenti il sistema continuerà a funzionare: sarà forse un po’ meno sicuro.
Prima di passare a Windows 11, che pare non sia il massimo e sicuramente richiede più risorse, al punto da rendere magari necessario procurarsi un computer con più RAM, la cosa migliore da fare è scaricare l’immagine ISO di una distribuzione Linux, installarla su una pennetta USB avviabile e da lì provarla.
Se piace si può installare il sistema sul computer, anche di fianco al già presente sistema Windows, in modo da scegliere di volta in volta se usare Windows o Linux.
Molto probabilmente nel giro di qualche mese ci saremo dimenticati di Windows e della Microsoft.
Se così non fosse saremmo sempre in tempo per passare a Windows 11, in attesa che anche quello rimanga senza supporto: il prossimo mese di novembre verrà meno il supporto alla versione 23H2 di Windows 11 e in ottobre del 2026 verrà meno il supporto alla versione 24H2.
Ad evitare anche queste prossime prese in giro, una passeggiata in rete ci può aiutare a conoscere le caratteristiche delle varie distribuzioni del sistema Linux disponibili e a trovare istruzioni su come procurarsele e installarle.
E se abbiamo un vecchio computer possiamo risuscitarlo, perché possiamo trovare distribuzioni di Linux che funzionano anche su computer che hanno più di quindici anni.
Il tutto, se siamo in condizioni di utenza normale su personal computer, assolutamente gratis.

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