Linux è diventato alla portata della gente comune desiderosa di vedere com’era tra la fine del 1993 e il 1995, con la comparsa, nell’ordine, delle distribuzioni Debian, SUSE e Red Hat.
A quei tempi il sistema operativo Mac, antesignano dell’interfaccia grafica e primo sistema dotato di una vera e propria suite per ufficio (AppleWorks poi diventata iWork), e l’ambiente grafico del sistema operativo MS-DOS che stava diventando sistema operativo Windows erano già dotati di word processor che si presentavano all’utente praticamente come li vediamo nelle loro più moderne versioni attuali.
Linux, con il suo ancora rudimentale ambiente grafico X Window ereditato dal mondo Unix, era dotato di due editor di testo, pure ereditati dal mondo Unix, pensati innanzi tutto per scrivere codice, Vi e Emacs, che erano, come continuano ad essere, cose per addetti ai lavori e non alla portata di chiunque come era ed è un Microsoft Word.
Solo verso la fine del 1998 anche il sistema operativo Linux fu in grado di esibire un word processor in tutto simile a Microsoft Word.
Si chiamò Abiword e, nonostante non si sappia più chi ne fa la manutenzione, si trova praticamente in tutte le distro Linux che conosco e lo si può installare in un attimo con il gestore dei programmi. Data la sua leggerezza lo si trova preinstallato nelle distro dedicate a computer vecchi e con scarse risorse, sui quali sono diventate troppo ingombranti le moderne suite per ufficio.
Oltre alla dote della leggerezza e della conseguente velocità di elaborazione, è concepito in modo da essere un prezioso tool per intervenire su file di testo di qualsiasi tipo e formato.
Nell’allegato manualetto cerco di rendere evidenti queste caratteristiche.
Come sempre il manualetto è liberamente scaricabile, stampabile e distribuibile.
Categoria: software libero
Mauna Linux: rolling release dal Brasile
Le distro Linux, oltre a proporre continuamente i così detti aggiornamenti di sicurezza, hanno un calendario di aggiornamenti integrali che forniscono periodicamente agli utenti la possibilità di upgradare il proprio sistema e il parco di applicazioni.
Ubuntu, per esempio, offre questa opportunità a cadenza semestrale.
A fronte di questo sistema di aggiornamento periodico, da tempo esiste, anche se con minore diffusione, un sistema di rilascio continuo (rolling release).
In questo caso non si deve aggiornare la distro da una versione all’altra perché la distro continua ad avere a disposizione aggiornamenti su base regolare.
Non si aspettano mesi per avere le versioni più recenti del kernel Linux, dell’ambiente desktop e di altri principali componenti software, ma si aggiornano questi componenti continuamente, subito dopo il loro rilascio.
Portabandiera della rolling release è la distro Arch Linux, con la derivata Manjaro Linux.
Posso citare anche openSUSE e la versione Debian unstable (sid).
Nel mio articolo “Rhino Linux: una reinvenzione di Ubuntu” pubblicato su questo blog nel marzo 2024 ho presentato una interessante realizzazione che ha anche caratteristiche di questo tipo nel mondo Ubuntu.
Oggi richiamo l’attenzione su un’altra simpatica distro ad aggiornamento continuo, creata e mantenuta in Brasile e basata su Debian: si chiamava Amarok Linux OS e da qualche mese si chiama Mauna Linux OS.
La troviamo all’indirizzo https://maunalinux.top/.
L’ultima versione, rilasciata il 19 agosto 2024, è la 24.3.
I rilasci avvengono a cadenza trimestrale ma, come ho detto prima, possiamo sempre disporre dell’ultima versione semplicemente aggiornando quella che abbiamo.
Molto facile da installare, grazie a una procedura a prova di inesperto, e da usare, grazie ai desktop environment Mate, LXGt o Cinnamon che ci vengono proposti.
Oltre a questi, adatti anche per computer datati, ci viene proposta la variante Advanced Hardware Enablement (AHE), sviluppata con il desktop XFCE pensata per computer con hardware più recente ed equipaggiata di componenti più aggiornati.
Infine ci viene proposta una Christian Edition (MaunaCE), variante sviluppata appositamente per operatori di religione cristiana con l’ambiente desktop Cinnamon: altro non è che la versione Cinnamon arricchita di uno strumento per programmare e sostenere in multimedialità funzioni religiose e di un software che rende agevole la consultazione e lo studio della Bibbia.
E, sotto una grande semplicità e leggerezza, tutta la ricchezza del repository Debian che ci consente di fare con il nostro computer tutto ciò che vogliamo.
La cittadinanza brasiliana della distro non condiziona assolutamente la lingua del sistema, che è disponibile praticamente in tutte le lingue del pianeta.
Unico inconveniente: tutta la documentazione che troviamo sul sito di Mauna Linux è in lingua portoghese.
Scrivere musica con NtEd
Tra i tanti modi di scrivere musica con software libero che ho illustrato in questo blog non ho mai parlato di NtEd, nonostante abbia il pregio di essere il primo software WYSIWYG di scrittura musicale per il sistema operativo Linux.
Probabilmente perché è disponibile solo per Linux, non è di facile installazione e colui che ce lo ha regalato non ne fa manutenzione e non è disponibile per parlare di questo software in quanto dice di avere altro da fare (in effetti sta facendo tantissime altre belle cose).
Dal momento che chi usa Ubuntu e derivate o MXLinux lo trova nel repository e lo può comodamente installare da lì e, visto che una volta installato è bello e facile da usare, ritengo utile illustrarne il funzionamento nell’allegato manualetto, come sempre scaricabile, stampabile e distribuibile senza problemi.
Scrivere musica con Denemo
In questo blog ho già parlato di Lilypond, un software per produrre partiture e spartiti musicali di elevatissima qualità tipografica.
La prima volta nell’articolo “Software libero per scrivere” del febbraio 2015.
Un’altra volta nell’articolo “Latex e la musica” del marzo 2022.
In quei casi ho illustrato come si producano scritti musicali utilizzando il particolare linguaggio di Lilypond.
Oggi presento invece, nell’allegato manualetto, un software, che si chiama Denemo e che ci mette in grado di utilizzare Lilypond senza conoscerne il linguaggio.
Come sempre il manualetto è liberamente scaricabile, stampabile e distribuibile.
La rivoluzione PipeWire
Nel momento in cui scrivo (aprile 2024) penso che ormai tutte le nuove distribuzioni Linux adottino il nuovo server audio PipeWire in sostituzione degli storici server PulseAudio, che era quello di default, e JACK.
Per conoscere qualche cosa di basico su come si produce il suono in Linux suggerisco la lettura della nota illustrativa “suono_linux” allegata in formato PDF al mio articolo “Il suono di Linux” pubblicato su questo blog nel maggio 2017, che ho recentemente aggiornato.
Penso che chi si limita a riprodurre con il computer file audio o file video dotati di audio, magari anche a giocherellare con il MIDI e con qualche sintetizzatore di suoni facile facile, come Timidity, nemmeno si accorga della novità.
Questo in quanto tutto il software che era predisposto per il server PulseAudio mi pare giri senza difficoltà alcuna su PipeWire.
Mi pare, invece, che qualche problema esista con il software, per lo più destinato ad usi professionali, che era predisposto per il server JACK.
Visto che le tre distribuzioni Linux dedicate ai professionisti della multimedialità sono ormai equipaggiate con PipeWire (Ubuntu Studio dalla versione 23.04, AVLinux MX dalla versione 23.1 e Fedora Jam addirittura dalla versione 34 del 2021) ho verificato come funziona su queste quel software di più facile utilizzo, a portata di dilettante e che ho illustrato in questo blog, per fare qualche cosa di creativo con l’audio: alludo, per esempio, alle DAW Rosegarden e Qtractor, per le quali non bastava PulseAudio ma era necessario anche o solo JACK.
Ho così constatato che la distro che si comporta meglio è Fedora Jam: sarà perché PipeWire è nato in casa Red Hat, sarà perché Fedora Jam è stata la prima ad adottare PipeWire. Qui, comunque, tutto funziona bene, come quando si usavano PulseAudio e JACK.
Su Ubuntu Studio funziona bene tutto ciò che richiedeva semplicemente PulseAudio. Ciò che richiedeva JACK funziona male o non funziona proprio, anche nel caso sia preinstallato. Per esempio Qtractor è preinstallato ma non funziona. Di Rosegarden funziona solo la parte di editor MIDI, quella per cui bastava PulseAudio.
Peraltro nelle note di rilascio di Ubuntu Studio 23.04 si annuncia che il server audio di default è PipeWire, soggiungendo che esso non è raccomandato per l’audio professionale. In modo che uno si chiede perché lo abbiano installato come server di default su una distro per professionisti.
AVLinux, nella nuova versione AVLinux MXe 23.1, è irriconoscibile. Formalmente si presenta con il nuovo window manager Enlightenment con cui si possono fare le stesse cose che si sono sempre fatte, ma, non si capisce a vantaggio di che cosa, in mille modi diversi e purtroppo, nel caso delle configurazioni (lingua di sistema, tastiera, ecc.) solo uno, a caso, dei mille modi produce risultati stabili. Il software preinstallato si riduce praticamente al vecchio libero Ardour e a due DAW proprietarie e costose: Harrison Mixbus (proprietario ma generato grazie al libero Ardour) e Reaper, entrambe in versione di prova a tempo, che, con i vari plugin, occupano 3 Giga di spazio su disco. Non le ho nemmeno provate in quanto per far fare loro qualche cosa serve un ingegnere informatico. Pochi altri applicativi della tradizione (Openshot, Kdenlive, MuseScore, Cinelerra, Audacity e Avidemux) sono presenti sotto forma di Appimage e funzionano. Tutto ciò che ho provato ad installare di diverso non funziona.
Speriamo che nei casi di Ubuntu Studio e AVLinux si tratti di errori di gioventù e che col tempo le cose si sistemino.
Il buon funzionamento di tutto il software concepito prima di PipeWire in Fedora Jam dimostra comunque che chi ha prodotto PipeWire ha lavorato bene per garantire retrocompatibilità.
Nell’attesa che anche dove non funziona si arrivi a implementazioni fatte come si deve possiamo divertirci con Fedora Jam, che funziona benissimo, è leggero, svelto e facile da usare: appena installato ci troviamo attrezzatura concentrata sull’audio ma si fa presto ad arricchirlo, se ci serve, anche per grafica e video.
Senza sottovalutare l’alternativa di andare avanti, in attesa di tempi migliori, con ciò che abbiamo usato finora.
Nel manualetto allegato indico, in ogni caso, come PipeWire può essere utilizzato, dove funziona a dovere, per i software Rosegarden e Qtractor,in aggiornamento ai relativi manuali d’uso che si trovano archiviati su questo blog.
Rhino Linux: una reinvenzione di Ubuntu
Oltre ad avere derivate così dette ufficiali distribuite da Canonical (Kubuntu, Xubuntu, Lubuntu, Ubuntu Studio, Ubuntu MATE, Ubuntu Budgie e Ubuntu Kylin) Ubuntu costituisce la base di un’altra quarantina di distribuzioni Linux, tra le quali la più famosa è Linux Mint, manutenute e distribuite da altrettante comunità.
Sono tante, forse fin troppe, ma ciò che proviene dalla libertà è sempre gradito.
Sta di fatto che, come si suol dire, se non è zuppa è pan bagnato.
Alcune si presentano meglio di altre, alcune sono più personalizzabili di altre, alcune richiedono meno potenza elaborativa di altre, alcune sono pensate per fare determinate cose più di altre, ma praticamente fanno tutte le stesse cose più o meno nello stesso modo.
Da alcuni mesi ne circola una che spicca per la propria originalità: Rhino Linux.
Dal momento che questa volta c’è veramente qualche cosa di diverso che richiede un certo spazio per essere illustrato, lo faccio nell’allegato manualetto, liberamente scaricabile, stampabile e distribuibile.
Scrivere musica con ABC
In un mio manualetto, intitolato “scrittura”, allegato all’articolo “Software libero per scrivere” del febbraio 2015, che si trova archiviato in questo blog, nel Capitolo 3 ho presentato due formidabili strumenti di software libero per scrivere musica, uno funzionante da riga di comando, Lilypond, il cui utilizzo può essere facilitato da un editor, chiamato Frescobaldi, e l’altro funzionante in modo visuale attraverso ampio uso del mouse in una GUI, Muse Score.
In allegato ad un altro articolo del marzo 2022, intitolato “Latex e la musica” si trova un altro manualetto, intitolato “musica_latex”, dove parlo, tra l’altro, di come si possa utilizzare Lilypond in un contesto Latex per scrivere documenti che parlano di musica.
Come strumento per scrivere spartiti musicali lavorando con testo e tastiera il linguaggio Lilypond, di cui ho presentato le impostazioni di base nei citati manualetti, è di una certa difficoltà, difficoltà ovviamente crescente in proporzione alla complessità degli spartiti da scrivere, ma i risultati sono eccellenti e degni della più alta professionalità tipografica.
Sempre nel mondo del software libero abbiamo un’alternativa a Lilypond, che utilizzando un linguaggio forse un tantino semplificato rispetto a Lilypond, porta a risultati comunque di tutto rispetto, peraltro impiegando risorse risibili: basta infatti avere sul computer un paio di file che complessivamente occupano circa 3 MB.
Sto parlando di ABC notation, cui dedico l’allegato manualetto, che contiene quanto necessario e sufficiente per fare qualche cosa di non troppo difficile, tanto per cominciare.
Al solito, il manualetto è scaricabile, stampabile e distribuibile senza problemi.
abc_notation
Intelligenza artificiale libera
Il 2023, che sta per finire, è stato l’anno in cui si è creata la diffusa consapevolezza dell’esistenza dell’intelligenza artificiale.
Da tempo esistono robot più o meno “intelligenti”, da tempo esistono automobili che correggono lo sterzo se ci avviciniamo troppo alla riga bianca senza avere attivato la freccia, ma, nell’era delle chat, ci voleva un robot che chattasse con noi per dimostrare al di là di ogni dubbio che l’intelligenza artificiale è con noi.
Indubbiamente l’azione dei robot e la correzione dello sterzo possono essere visti come perfezionamenti di automatismi su base meccanica che nulla hanno a che vedere con l’intelligenza artificiale, anche se non è vero.
Ma quando siamo di fronte ad una macchina che risponde a una nostra domanda, ad una macchina che trasmette pensiero, non abbiamo più dubbi che si tratti di intelligenza e persino tendiamo a dimenticare che si tratta comunque di intelligenza artificiale, frutto di elaborazioni in tutto simili a quelle da cui deriva la correzione dello sterzo.
Si scatenano in questo modo discussioni che portano fuori dalla realtà e allarmismi esagerati su ciò che potrà succedere.
Ma non voglio parlare di questo, anche perché c’è chi lo fa meglio di me. Basti leggere il gustosissimo libro, da poco uscito, “In principio era ChatGPT” di Mafe de Baggis e Alberto Puliafito, edito da Apogeo.
Per parte mia, in questo blog dedicato al software libero, vorrei solo presentare alcune realizzazioni di intelligenza artificiale basate su software open source e lo faccio nell’allegato opuscolo, liberamente scaricabile, stampabile e distribuibile.
La più grande calcolatrice numerica
Dopo aver presentato il software R, che ho definito la più grande calcolatrice per la statistica, non posso non presentare un altro gioiello del software libero, molto simile a R, che possiamo definire il più grande strumento per il calcolo numerico: la libreria pari abbinata al linguaggio gp.
Con PARI/GP possiamo fare cose che hanno del miracoloso: sapere in un microsecondo quale numero occupa il 728 esimo posto nella serie di Fibonacci, quale è il 424 esimo numero primo, quale è il valore della derivata di una funzione in un certo punto, ecc.
Tutte cose che possiamo fare, con maggiore o minore fatica, con qualsiasi linguaggio di programmazione ma che con PARI/GP troviamo già fatte ed eseguibili con una velocità di elaborazione da record.
A PARI/GP dedico l’allegato manualetto, come sempre liberamente scaricabile, stampabile e distribuibile.
Evoluzione delle suite per ufficio
In questo blog ho parlato in più occasioni di alcune componenti delle così dette Suite per ufficio, altrimenti denominate Software di produttività personale e, fedele alle finalità dello stesso blog, di divulgare software libero, mi sono soprattutto concentrato su componenti della suite LibreOffice, che considero la regina della categoria.
Le origini di questi software si trovano all’epoca della nascita dei personal computer all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso (1981 per il PC IBM e 1984 per il Mac). Le macchine precedenti, denominate microcomputer (prodotte da Olivetti, Altair, Commodor, Apple, ecc.), non erano all’altezza di utilizzare software di questo tipo.
Dopo anni, almeno un quarto di secolo, nei quali questi software sono stati esclusivamente residenti su singoli computer, con il diffondersi del cloud computing, facilitato dal progredire della qualità delle connessioni sul web, è possibile disporre con sufficiente efficienza di suite per ufficio senza che esse siano residenti sul nostro computer.
Uno dei vantaggi del ricorso a questo, che è uno dei tanti aspetti del cloud computing, è di poter far lavorare in gruppo sullo stesso progetto persone che vivono a chilometri di distanza.
Così oggi abbiamo a disposizione vecchie suite per ufficio che si sono adattate ad essere utilizzate anche online, come Microsoft 365 e LibreOffice online, e nuove suite per ufficio che sono nate proprio per il cloud computing, come Google Workspace, Zoho Office e OnlyOffice.
Quest’ultima, software libero in piena regola, oltre che funzionare in cloud può anche essere parzialmente installata sul computer per lavorare offline.
Dal momento che si presta a portare nel cloud computing senza alcun costo anche dei poveri dilettanti, che è un ottimo software anche per lavorare fuori della nuvola e che è software libero, non posso che presentarlo nel mio blog.
E’ ciò che faccio nell’allegato manualetto, come sempre scaricabile, stampabile e diffondibile senza alcun problema.